Si è aperta l’8 ottobre 2014 alla GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano la mostra “Alberto Giacometti”, realizzata in collaborazione con la Fondazione ‘Alberto e Annette Giacometti’ di Parigi e curata da Catherine Grenier, Chief Curator e Direttore della Fondazione.
Comunicato a cura di Elisa Lissoni
La mostra, promossa dal Comune di Milano|Cultura, organizzata e prodotta dalla GAM e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, propone l’intero percorso artistico di uno dei più significativi scultori del Novecento, proponendo capolavori assoluti come Boule suspendue, Femme qui marche, La cage, Quatre femmes sur socle, Buste d’Annette o ancora la monumentale Grande femme IV.
L’esposizione inaugura il “nuovo corso” della GAM di Milano quale polo espositivo internazionale dedicato alla scultura moderna, dopo il recente riallestimento degli spazi e dei percorsi espositivi.
“La GAM, che conserva e propone ai suoi visitatori le sue preziose collezioni di dipinti e sculture che vanno dal neoclassicismo al XX secolo, ospiterà in futuro nei suoi straordinari spazi una serie di mostre dedicate al linguaggio della scultura, realizzate in collaborazione con alcune importanti istituzioni museali internazionali – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Prosegue così il percorso di questa Amministrazione per dare un’identità definita e una precisa funzione a tutti gli spazi espositivi milanesi, consolidando così l’identità di un museo che dalla sua nascita accoglie ed espone permanentemente capolavori assoluti come la Ebe del Canova, il nucleo più importante in Italia delle opere di Medardo Rosso, molti lavori di Vincenzo Gemito e alcune splendide opere di Wildt”.
Il visitatore potrà seguire, attraverso le sculture, i dipinti e i disegni realizzati tra gli anni Venti e Sessanta, l’evoluzione artistica di Giacometti, dai suoi inizi in Svizzera alla maturità, trascorsa perlopiù nell’atelier di rue Hippolyte-Maindron a Parigi. Un percorso cronologico che si articola in cinque sezioni, costituite a loro volta da diversi gruppi tematici, permettendo di ripercorrere tutta la carriera dell’artista: dall’esordio a contatto con il Post-cubismo e il Surrealismo, alla fase più matura.
A corredo e integrazione del percorso di visita saranno esposte una selezione di disegni e schizzi, immagini d’archivio, foto intime e d’autore, che aiuteranno il visitatore a meglio contestualizzare il procedimento artistico di Giacometti, dal periodo Surrealista agli ultimi anni.
La mostra fa parte di Milano Cuore d’Europa, il palinsesto culturale multidisciplinare dedicato all’identità europea della nostra città anche attraverso le figure e i movimenti che, con la propria storia e la propria produzione artistica, hanno contribuito a costruirne la cittadinanza europea e la dimensione culturale.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
Nella prima sezione il visitatore sarà introdotto prima nell’universo intimo di Giacometti, con le sculture che rappresentano i ritratti del padre, della madre Annetta, del fratello Diego e della sorella Ottilia, e poi direttamente a Parigi, dove si era trasferito su consiglio paterno, dopo il 1922, e dove realizzò lavori che sono il frutto del clima artistico cubista di quegli anni.
Nel 1931 Giacometti aderisce al Surrealismo, cui era stato avvicinato da Cocteau, Masson e dai coniugi Noailles: la seconda sezione presenta i lavori nati da questa parentesi di breve durata (lascerà il movimento nel 1935), veri e propri capolavori quali Femme qui marche, concepita come manichino per l’Esposizione Surrealista del 1933, Le Couple, che ben mostra il suo interesse per l’arte africana e, ancor più celebre, Boule Supendue, definita da Dalì come il prototipo degli “oggetti a funzionamento simbolico”, punto saliente del pensiero surrealista.
La terza sezione testimonia la nuova ricerca artistica di Giacometti, che ha al suo centro il lavoro dal vero: i ritratti si fanno a scala ridotta, misurando solo una decina di centimetri e la testa diventa presto il fulcro del suo interesse artistico (in mostra sono presenti le due Tête de femme, rispettivamente del 1935 e del 1938) preannunciando quelle realizzate in pittura e scultura negli anni ’50 e ’60.
In questa sezione si darà conto anche della ripresa del lavoro di Giacometti, avvenuta dopo il suo rientro a Parigi nel 1945 alla fine della guerra, quando nascono i suoi personaggi filiformi, figure ieratiche e immobili, distribuite rigidamente su alti piedistalli o all’interno di gabbie che ne determinano i limiti spaziali, rappresentate in mostra da Quatre femmes sur socle del 1950 o, dello stesso anno, La Clairière e La Cage.
La quarta sezione illustra la ricerca artistica sulla rappresentazione della testa, preannunciata dai ritratti di Rita e Diego, e ben visibile nei dipinti e nelle sculture della maturità. I modelli scelti sono quelli a lui più vicini come la moglie Annette (Buste d’Annette, 1962), il fratello Diego (Buste de Diego, 1964), il filosofo giapponese Yanaihara (Buste de Yanaihara, 1961), l’amante Caroline. Sia in pittura, che in scultura il lavoro di Giacometti sulla testa è intenso al fine di raggiungere il suo principale obiettivo: la somiglianza.
La quinta e ultima sezione chiude il percorso espositivo con le opere più mature dell’artista. Nel 1958 Alberto Giacometti lavora alle sculture monumentali della Grande tête (1960-1966) e della Grande femme IV (1960-61), le più grandi mai realizzate dall’artista, la cui superficie rugosa accresce l’aspetto drammatico. Queste sculture sono presentate in mostra accanto ai due ritratti seduti di uomo e donna, frontali e ieratiche e con le braccia posate sulle gambe alla maniera delle sculture antiche: elemento comune l’intensità dello sguardo, rivolto dritto davanti a sé e perso in una sorta di aldilà quasi profetico.