Il bianco è, per definizione, l’insieme di tutti i colori dello spettro elettromagnetico. Non è quindi assenza di colore bensì il colore per eccellenza. Non a caso Loris Liberatori e Lorenzo Perrone hanno eletto il bianco quale elemento primario della loro ricerca artistica.
Associato alla purezza, alla spiritualità, il bianco è oggetto d’innumerevoli riferimenti simbolici ma è innanzitutto massima espressione di luminosità. Ed è questa luminosità che i dipinti di Loris Liberatori riescono a raffigurare, una sfida pittorica che ha portato a risultati inaspettati. Il paesaggio, soggetto privilegiato dall’autore, è solo “percepito”, non è oggettivamente “visto”. Sono infatti poche sapienti pennellate a suggerire il tema del quadro. I contorni sono sfumati, i volumi indistinti, solo qualche indizio perché lo sguardo possa ricostruire da sè un meraviglioso paesaggio campestre o una sorprendente veduta urbana. Ombre e sovrapposizioni, foschie e rifrazioni sono ottenute con delicati chiaroscuri giocati esclusivamente sui toni di uno straordinario monocromo, “i colori del bianco”, appunto. Alla sapienza tecnica, Liberatori coniuga una forte motivazione emozionale: il silenzio delle acque ferme, la potenza delle onde della sua infanzia, la campagna con la sua avvolgente vegetazione diventano nelle sue tele occasione di riflessione. Tele divise come polittici medievali per dilatarne lo spazio, appaiono come grandi finestre su una realtà che è quella dell’anima.
I colori del bianco trovano espressione anche nei lavori di Lorenzo Perrone, scultore noto per i suoi “Libri Bianchi”. I libri sono infatti la materia prima del suo lavoro, sono sì l’oggetto di ricerca di tutto il suo percorso artistico, ma sono anche l’oggetto concreto, la materia su cui interviene. Attraverso l’utilizzo di gres, colla e vernice acrilica Perrone trasforma i libri in sculture. Il suo intervento su romanzi, trattati, manuali, dizionari e persino antichi registri originali, produce uno spostamento della loro percezione dalla dimensione semantica a quella simbolica, il libro viene plasmato e traslato verso un accentuato simbolismo in cui le suggestioni tattili e sensoriali si amplificano, come le associazioni tra segni e immaginari differenti. Il linguaggio diviene quello delle superfici, delle pieghe, dei volumi, dei vuoti, dei pieni e degli innesti che trasformano il libro in scultura.
“Il bianco costringe all’attenzione, alla riflessione, porta ai tempi lunghi, attutisce i rumori e i colori, lima le bave dei sensi. Ce n’è bisogno. Alla fine, liberate dal peso delle parole, le pagine diventano un simbolo e il Libro Bianco, nel suo immobile candore, é ancor più eloquente e grida in silenzio per essere letto altrimenti.”
GALLERIA FORNI
Via Farini, 26/F – Bologna
durata 20 settembre – 23 ottobre 2014
10,30 – 19 ORARIO CONTINUATO (dopo le ore 19 solo su app.)
SABATO 10,30 – 13 e 16 – 20
domenica e festivi su appuntamento
chiuso lunedì
ingresso libero