La serie di stampe fotografiche time-shifting (live in differita) che riproducono edicole con periodici e quotidiani pubblicati diversi anni prima, costituisce il cuore di un corpus di opere inedite esposte presso Lisson Gallery Milan per la prima mostra personale di Gerard Byrne.
L’artista, che ha rappresentato l’Irlanda in occasione della 52° Biennale di Venezia, ha ritratto negli ultimi cinque anni una serie di chioschi di giornali simili a qualsiasi altro chiosco si possa comunemente incontrare per i centri cittadini o nei distretti commerciali di tutto il mondo. Le edicole conservano come congelato il contesto sociale, politico e culturale dell’epoca e del luogo di pubblicazione – probabilmente rivelandone gli aspetti più salienti o più semplicemente quali automobili, celebrità, musicisti, personaggi sportivi erano popolari in quel determinato periodo.
Catalogate sotto il titolo “Newsstand”, le stampe fotografiche sono esemplari unici, impressi in bianco e nero da un solo negativo; anche se scattate a Città del Messico, Parigi o Bruxelles e – in particolare per questa mostra – a Milano, ognuna di esse porta un titolo dal carattere progressivo che riflette il preciso istante nel quale è stata realizzata: Ten Months, three weeks and one day ago, per esempio.
Il percorso espositivo continua al piano inferiore con un nuovo video che approfondisce ulteriormente le riflessioni intraprese dall’artista sull’opera teatrale dell’autore irlandese Samuel Beckett, En Attendant Godot (Waiting for Godot) già soggetto di una serie di sculture e fotografie basate sugli aspetti minimali del testo dal punto di vista scenografico e registico. Il nuovo film di Byrne, Voice, documenta le prove teatrali dell’opera nella originale versione francese, introducendo nella trama una voce fuori campo. Il narratore è un bambino che tenta faticosamente di decifrare la storia, mentre il pubblico, a sua volta, è invitato a ricostruire i vari punti di vista – quello del bambino, quello proposto dalla traduzione filmica dell’interpretazione teatrale e il proprio – per poter comprendere pienamente la materia oggetto dell’opera di Byrne. Voice non si pone come obiettivo l’applicazione di una critica alla storia dell’opera, piuttosto mira a costruire uno spazio speculativo e generativo, nel quale i confini tra maturità, infanzia, personificazione e traslazione si trovano temporaneamente sospesi.
Infine, verrà presentato un nuovo gruppo di sculture, le cui fonti ispiratrici vanno dalle prime prove scultoree di Robert Smithson, le opere di Donald Judd e i progetti di tavoli del designer Paul Kjaertholm. Il complesso ha come finalità quella di dare spazio a un agglomerate di immagini composte secondo lo spirito del collage, e agisce come una capsula del tempo che protegge i diversi progetti, pensieri e linee di ricerca dell’artista. La mostra si propone come una panoramica degli interessi e delle pratiche che caratterizzano attualmente l’opera di Gerard Byrne, presentando lavori che mettono in discussione le coordinate storico-temporali attraverso i riferimeni al teatro tradizionale (Beckett) e alle realtà quotidiane dei “Newsstand”, riletti come fossero una serie di flash-back (le fotografie) o una lirica associazione di immagini conservate in una teca.
L’artista
Dal ricco e intellettualmente complesso immaginario, l’opera di Byrne in ambito fotografico, filmico, teatrale e nelle installazioni multimediali, indaga l’oscillazione tra tempo e azione che si verificano durante il processo di elaborazione delle immagini. Caratterizzati da uno humour laconico, i progetti di Byrne riflettono sulle ambiguità del linguaggio, su ciò che si perde o viceversa si aggiunge nel corso delle traduzioni del testo in immagine. Tramite la ricostruzione di conversazioni storicamente impegnate, così come interviste e performance, tratte da svariate fonti letterarie come La Revolution Surréaliste, o riviste quali Playboy e National Geographic, l’artista testa la nostra percezione del passato e del presente e le relative sfide poste dalla registrazione visiva. Le immagini fotografiche delle serie In The News e Loch Ness, dimostrano come, sebbene la tecnica fotografica fissi una porzione di realtà in un determinato momento storico, attraverso la titolazione e il concetto di time-shifting le immagini di Byrne vadano interpretate come entità dinamiche nel tempo: una situazione che crea e allo stesso tempo distorce la nostra conoscenza di ciò che viene prima. Byrne è meticoloso nelle sue ricerche e analisi sulle relazioni intercorrenti tra tempo, documentazione e un linguaggio visivo riconoscibile, e mentre ogni corpus di opere è concepito indipendentemente dall’altro, essi risuonano insieme come se fossero stati immaginati in relazione a uno specifico, sebbene malleabile, riferimento storico.
Gerard Byrne è nato a Dublino nel 1969, dove vive e lavora. Le esibizioni personali comprendono: The Whitechapel Gallery, London (2013); Fundação Calouste Gulbenkian, Lisbon (2012); IMMA, Dublin (2011); Milton Keynes Gallery (2011); The Renaissance Society, Chicago (2011); Lismore Castle Arts, Ireland (2010); The Common Guild, Glasgow (2010); Lisson Gallery, London (2009); ICA Boston (2008); Statens Museum for Kunst, Copenhagen (2008); Dusseldorf Kunstverein (2007); Contemporary Art Centre, Vilnius (2007); MUMOK, Vienna (2006); BAK, Utrecht (2004); Frankfurter Kunstverein (2003). Nel 2007 ha rappresentato l’Irlanda in occasione della 52° Biennale di Venezia. Ha inoltre partecipato a dOCUMENTA 13, Kassel, 2012; Performa, New York (2011); the 54th Venice Biennale (2011); Biennale di Auckland (2010); Biennale di Gwangju (2008); Biennale di Sydney (2008); Biennale di Lione (2007); Tate Triennial (2006); e la Biennale di Istambul (2003).
Lisson Gallery
Via Zenale 3, 20123 Milano
18 settembre – 7 novembre 2014
Orari di apertura: Lu- Ve: 10.00 -18.00 (chiuso dalle 13.00 alle 15.00).
Sabato su appuntamento