Maria Kononov nasce nel 1997, in New Jersey, USA, dove comincia a disegnare per gioco quando aveva solo tre anni, spontaneamente prese carta e matita e iniziò a fare ritagli di cani e cavalli con cui giocare. Il talento insolito non passò inosservato e già allora i suoi compagni della scuola materna facevano la fila chiedendo a Maria di disegnare il loro animale preferito. Precocemente comincia a sperimentare diverse tecniche, il suo spettro di colori continuava a crescere, passando dai pennarelli inchiostri ai pastelli, dagli acquerelli a colori alle vernici naturali, esplorando inoltre le varie texture di carta, tessuti e alla fine di tele. A questo punto Maria si ritrova catapultata in mostre personali in tutto il mondo, da Bruxelles a Londra fino a Mosca.
Per Marco Randazzo la pittura è un impegno totalizzante che pervade tutta la sua giovanissima vita e lo coinvolge completamente mettendolo costantemente in crisi, crisi che, per nostra fortuna, sfocia in ricerca stilistica volta a trasmettere il suo messaggio mediante il segno e il colore. Un segno ed un colore in eterno conflitto e che in questo scambio si legittimano reciprocamente.
Quella di Marco Randazzo è un’arte astratta che nella sua essenzialità è la più adatta a veicolare il disagio di vivere in un tempo in cui il giovane artista sente di non poter esprimere il proprio potenziale e di essere nella impossibiltà di farsi comprendere: “Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo “ è il suo refrain.
Il trasferimento, dalla calda, assolata e quasi sonnolenta Sicilia, alla fredda, nebbiosa e frenetica Milano, radicalizza nell’artista il sentimento di solitudine originato dalla difficoltà di creare legami. Egli ama Milano tant’è che dedica alle stazioni della metropolitana che frequenta, diverse tele, ma queste opere hanno come leit-motiv tutta una serie di intrecci e di corde che si tendono e che sono simbolo di incomunicabilità.
Le opere create durante il periodo della sua ricerca critica sul mondo informatico che da qualche decennio domina l’arte, presentano scritte computerizzate volutamente errate, numeri e lettere che si rincorrono ”errori di sistema li definisce, e rappresentano proprio l’incomunicabilità. Una incomunicabilità che egli denuncia anche attraverso l’esplosione dei colori che rappresentano il caos della vita.
L’opera di Lucia Fiaschi pare comporsi di esperienze visive progressive tradotte in forme e colori fluidi, continuati, pervasi da un’emozione effusiva in cui inquietudine, malinconia misteriosa, pietà e amore si descrivono attraverso quella speciale naiveté propria del patrimonio iconico e stilistico dell’arte fiabesca popolare.L’evocatività dell’immagine diviene – di volta in volta – motivo di ripensamento: private del loro aspetto invisibile e illogico, forma e spirito non esistono, la verità è incompleta di verità.Liricità e simbolismo divengono così veicoli capaci di intendere non l’esteriorità delle cose, ma la spiritualità interiore, fondendo e mescolando il sentimento individuale con la dimensione cosmica e universale della natura. La pittura di Lucia Fiaschi, stratificata, a volte frammentata e percorsa da elementi esterni che spezzano il tempo sospendendone la narrazione, nasconde una ricerca sotterranea rivolta a indovinare ed esplorare ulteriori dimensioni della vita.Il pensiero praticato diviene visione simultanea, scaturigine e sviluppo di quanto vive della propria naturale essenza, sbriciolando ogni tipo di sovrastruttura o falsificazione d’immagine.L’intero procedimento artistico di Feofeo genera una complessa trama di colore esposta in sintesi estrema, priva di restrizioni, senza mediazione alcuna: lo straniamento si produce in forma di ipotesi, erosione spazio-temporale, rottura e proseguimento di una consequenzialità logica, eversione di ogni ordine fisico e spirituale.
L’indeterminatezza asimmetrica prodotta dall’uso del colore diviene uno speciale tema lessicale, frase sincopata tra le cui righe possa leggersi il carattere centrale di un contesto intimo, personale tanto quanto collettivo ed universale. L’autenticamente soggettivo si produce allora come nient’altro che un’ulteriore forma di oggettivo: dilata le possibilità di rappresentazione esprimendo universalmente fenomeni che possono accadere soltanto nel cerchio di una data personalità. Per questo il lavoro dell’artista può rivelarsi come alchemico, sia a livello visivo che semantico: alchimia è tutto quanto trasforma, conduce, traveste, introduce e depista, muta di sostanza e scinde, da uno sfondo magmatico ad uno lucido, oscuro e limpido insieme. Attraverso la scomposizione e ricostruzione degli elementi primari del colore, Feofeo tende a confrontarsi con un tipo di arte liquida, biomorfa, capace di modificarsi e modificare – ad ogni singolo sguardo – la percezione intera dell’immagine. La forma è idea dinamica, ipotesi metafisica trasformatrice, in grado di prendere per mano il pensiero e trasportarlo oltre, avanti, entro il virtuosismo congelato della temporalità immobile.
Durata mostra ed Eventi correlati: dal 6 al 18 settembre 2014
Orari visite mostra presso la Galleria:
Sabato 6 settembre dalle 18.00 alle 20.00
Da martedì 9 fino al 18 settembre dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato
Lunedì e domenica chiuso
Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte
Via San Felice 18 – Bologna