Mar. Dic 3rd, 2024

La Galleria Arianna Sartori di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, presenta la personale dell’artista Renato Coccia intitolata “Verso e Paesaggio dai Canti di Giacomo Leopardi”.

La personale rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 6 giugno 2014 con orario dal lunedì al sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso festivi.

 

Testo critico di Angelo Del Vecchio

Mi dicono che da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggiore età, era innamorato dei racconti e del meraviglioso che si percepisce con l’udito, o colla lettura, giacché seppi leggere, ed amai di leggere assai presto. (*)

Dai Canti di Giacomo Leopardi, Renato Coccia ha recentemente tratto narrazioni in forma di pittura.

Fitte di paesaggi, di memorie e di sogni – o memorie di sogni – inaccessibili se non al ricordo, incantate come i ricordi, queste sue inedite rappresentazioni/interpretazioni pittoriche alludono a frammenti di storie sospese al di là del quadro, là ove pare risiedere il senso recondito di quanto figurato, non del tutto sovrapponibile del resto col componimento poetico dal quale ha tratto ispirazione.

Il piacere dei racconti, tuttavia, sebbene questi vertano sopra cose sensibili e materiali, è però tutto intellettuale, o appartiene alla immaginazione, e per nulla corporale ne spettante ai sensi. E seduzioni dell’intelletto sono infatti quelle sottili incongruenze disseminate nelle opere di Coccia, che destabilizzano il significato immediato – ottico oppure letterario – che si credeva di aver colto nel quadro, costringendoci a riguardare di nuovo, a tornare indietro e ricomporre la logica inconsueta della rappresentazione, alla ricerca di una coerenza meno immediatamente evidente seppur del tutto percepibile.

La facoltà inventiva è una delle ordinarie, e principali, e caratteristiche qualità e parti dell’immaginazione. E si può dire che da una stessa sorgente, da una stessa qualità dell’animo, diversamente applicata, e diversamente modificata e determinata da diverse circostanze e abitudini, vennero i poemi (…) e i principi matematici (…), le architetture e… le pitture.

L’immaginazione pertanto è la sorgente della ragione, come del sentimento, delle passioni, della poesia. Anacronismi storici, riflessi non pertinenti, ombre divergenti, salti dimensionali, evocazioni letterarie, citazioni eccentriche ecc. costituiscono il ricco zibaldone di espedienti, strategie e ordigni pittorici messi in campo da Renato Coccia per decuplicare, nello spettatore, il piacere razionale ed intellettuale della ricerca del contenuto effettivo delle sue opere; pur avvertiti dell’impossibilità, qui e altrove, dell’esistenza di un loro significato univoco, finale e definitivo, restiamo tuttavia catturati dal racconto pittorico, presi entro la dipinta gabbia di ipotesi, verifiche e smentite, rapiti nel gioco degli enigmi e nell’esercizio, leopardianamente infinito, della facoltà inventiva della ragione, ovvero dell’immaginazione.

Negli ultimi bozzetti, una foglia sospesa, una goccia d’acqua, il vento: poi nulla, solido nulla.

Io era spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo.

Io mi sentiva come soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla.